13 luglio 2014

IL PARADOSSO DEL CARNISTA


di Stefano Bovone

Ci sono diversi motivi validissimi per cambiare la nostre abitudini alimentari e anche in Italia,come nel resto del mondo,il popolo vegetariano e vegano è in costante crescita.

Ma perché la maggioranza della popolazione umana è carnista?Come riesce a tollerarlo senza provare senso di colpa e frustrazione?

Gli animali hanno accompagnato da sempre l‘uomo nella suo cammino sulla terra,come compagni di vita,come metafore nella simbologia diventando addirittura segni zodiacali in alcuni calendari,dando il volto alle divinità di molti popoli e facendo da protagonisti di molte storie e leggende.

Perché allora con gli animali continuiamo a mantenere un rapporto di superiorità e di violenza?

Vivisezione,allevamenti intensivi,macelli anche se indirettamente ricadono come responsabilità su ognuno di noi.

Come fa la nostra mente a nascondere l’innato amore per gli animali sottomettendolo all’ appetito?Come fa a sussistere questo paradosso nella vita dell’uomo?

Annamaria Manzoni,psicologa e psicoterapeuta ci  fornisce un’esauriente spiegazione in 6 semplici punti,sei meccanismi con i quali la nostra mente riesce a nascondere l’empatia naturalmente provata.    

1) Omocentrismo

Fin dalle origini della nostra esistenza abbiamo sempre pensato di essere al centro dell'universo. Noi, esseri superiori a tutte le altre specie, possiamo fare delle altre ciò che più ci piace. Ci hanno plasmato in questo senso le grandi religioni monoteiste,dicendoci che solo l'uomo ha un'anima.
Ci plasma ogni giorni il linguaggio che utilizziamo per denigrare chi compie azioni riprovevoli: «una bestia, un animale». Ma un animale violenterebbe mai un suo cucciolo?Farebbe mai a pezzi un suo simile per odio o vendetta?

2) Disimpegno morale

Se scolleghiamo i nostri atti dalla morale che generalmente ci guida, nessun senso di colpa verrà mai a tenerci svegli la notte. Se normalizziamo la violenza solo perché accade, il passo successivo sarà legalizzarla. Una volta legalizzata, sarà ancor più ritenuta la norma. Il circolo vizioso ha inizio.

3) Confronto vantaggioso

«Cosa vuoi che siano una o due oche spennate vive per farmi il piumino, quando in Siria muoiono ogni giorno donne e bambini sotto le bombe?». Eppure una violenza spropositata non può trasformarne una meno tragica in un atto normale. La vivisezione non è meno grave solo perché l'uomo è capace di compiere azioni doppiamente riprovevoli.

4) Dislocamento delle responsabilità su chi è più autorevole

«Se nei mattatoi vengono trucidate le mucche, è colpa mia? Sarà colpa di chi taglia loro la gola, del capo che glielo ordina, dell'amministratore delegato che possiede l'impresa... ma non mia che la mangio!». È facile obbedire al sistema, ben più arduo è disobbedire per cambiare lo stato delle cose per rovesciare il sistema.

5) Rimozione

Quando qualcosa non ci piace, semplicemente lo eliminiamo dai nostri pensieri. Spostiamo il pensiero nel campo del subconscio, così che non torni più a tormentarci mentre addentiamo una bistecca sanguinolenta o mentre ci stringiamo nel nostro piumino caldo. È uno dei più diffusi meccanismi di difesa della nostra mente.

6) Negazione

Non siamo in grado di controbattere una realtà presentataci in tutta la sua cruda violenza? Allora la neghiamo: «Non parlarmene nemmeno! Non voglio sapere, non farmici pensare!». È così che inibiamo qualsiasi reazione alla crudeltà del sistema carnivoro, illudendoci che un posto da spettatori sia migliore del ruolo del carnefice. Ma la vittima è già nei nostri piatti e ogni giorno ci guarda attraverso gli occhi vitrei che qualcuno le ha cavato perché noi potessimo nutrircene senza provare alcun senso di colpa.