10 dicembre 2016

FIDO QUANTO MI COSTI SE TI AMMALI!

di Stefano Bovone

Cosa sarebbe la vita senza i nostri amici animali, fedeli compagni della nostra quotidianità e membri a tutti gli effetti della nostra famiglia? 

Sarebbe probabilmente una vita piatta e triste, e per questo motivo, molti di noi sono disposti a molti sacrifici per poter  continuare a convivere assieme, consapevoli che se il nostro amico si ammalasse potremmo esser costretti a dover vendere un rene per poterlo curare.

Infatti, sui farmaci veterinari, c'è una così grande speculazione delle lobby del farmaco che possono arrivare a costare fino a 4 volte di più del loro equivalente studiato per uso umano.

Ogni anno in Italia si spendono circa 600 milioni di euro per le medicine veterinarie, un mercato ricco e fiorente in costante crescita, visto che sempre più famiglie condividono la casa con almeno un animale, una su quattro per l’Eurispes.

Per gli animali non esistono farmaci generici, ma solo quelli di marche blasonate e così, a volte, i veterinari per far risparmiare un po' di soldi alle famiglie oberate quotidianamente dai debiti e per poter garantire le cure necessarie all’ animale,  si vedono costretti a consigliare sottobanco farmaci ad uso umano rischiando multe che possono arrivare a 9000€ .

La pratica di somministrare medicine umane ai nostri amici pelosi non è certo la cosa migliore che si possa fare, sicuramente non può essere una pratica fai da te, anche perché se non si calcolano adeguatamente i dosaggi differenti tra la nostra specie e le altre, possono risultare anche pericolosi per la salute del paziente.

La legge tuttavia prevede delle deroghe, infatti impone di usare il farmaco veterinario per gli animali e solo in via eccezionale la versione umana, come si legge nel dlgs 119 del 1192 ma solo ed esclusivamente per evitare stati evidenti di sofferenza.

Sarebbe bello  capire quale sia la scala di percezione del dolore da adottare, visto che gli animali non parlano e noi abbiamo una percezione del loro dolore molto bassa.

Inoltre ci sono limitazioni di somministrazione anche all’ interno delle specie animali, per esempio, per il furetto, mustelide, sempre più presente nelle case come animale da compagnia, non è previsto un vaccino contro il cimurro, ma il furetto si può ammalare di cimurro tanto quanto il cane e se si seguisse la legge alla lettera, il farmaco per cani su di lui non potrebbe essere usato, in quanto la terapia risulterebbe preventiva e annullerebbe automaticamente la deroga, dal momento che non eviterebbe evidenti stati di sofferenza, stessa cosa si potrebbe dire per la prevenzione della filaria non prevista per i furetti dalle indicazione dei farmaci in vendita, ma necessaria.

Tanto per fare un esempio per meglio capire l'argomento, in commercio è disponibile il generico dell’ amoxicillina, uno tra gli antibiotici più usati per la cura antibatterica anche negli animali, a soli quattro euro. La versione veterinaria, il “Synulox”, costa dai 16,80 euro ai 19.90 (dipende dal dosaggio).

Siccome lo Stato è anche il più grande proprietario di cani, circa 600 mila chiusi nei canili dello stivale, converrebbe anche alle casse pubbliche dare l’ok ai generici per uso animale per risparmiare molti soldi sia pubblici che dei proprietari degli animali.

Basterebbe che il ministero emanasse una disposizione secondo cui i generici già registrati per gli umani, a parità di composizione, siano di fatto considerati anche a uso veterinario, anche perché i vincoli attuali sono una follia volta solo a garantire l’arricchimento della casa farmaceutica e trascurano il benessere e la tutela animale.

Grazie al sindacato italiano veterinari, che da anni chiede la liberalizzazione del farmaco veterinario a parità di molecola, in rete è attivo da anni, il sito www.farmacoveterinario.it , per segnalare queste anomalie tra i vari farmaci, purtroppo ad oggi l’industria farmaceutica continua a fare orecchie da mercante e i nostri politici non perdono sicuramente il sonno per un problema del genere.