di Stefano Bovone
Qualche anno fa abbiamo per la prima volta trattato
l’argomento delle zoomafie, cioè quelle organizzazioni malavitose radicate sul
territorio italiano dedite allo sfruttamento degli animali.
Gli interessi di queste organizzazioni criminali vanno dalle
corse clandestine, al commercio di cuccioli o animali selvatici, al
combattimento di cani e tutto quello che possa fare arricchire in maniera
illecita sulla pelle di esseri senzienti non umani.
Gli ultimi dati forniti da Ciro Troiano, criminologo e
responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav, che una volta all’anno stila
il rapporto dove prende in considerazione segnalazioni, attività giudiziaria e
di polizia, rilevano come nell’ultimo anno ci sarebbe stato un
consistente aumento dei combattimenti tra cani, settore cresciuto del 64%
circa, del traffico di cuccioli, delle corse clandestine e del bracconaggio
persino quello ittico, che nel nord Italia con la pesca del pesce siluro ha
visto un’impennata.
È sempre più evidente la presenza di una sorta di
affaristi zoomafiosi formati da imprenditori senza scrupoli e speculatori che,
per il raggiungimento dei loro obiettivi, creano sinergie scellerate con
delinquenti, funzionari collusi e faccendieri, uniti dall'interesse economico
comune.
Segnali di questo tipo si rilevano nel traffico di cuccioli, nella
gestione dei canili, nell'allevamento e macellazione di animali, nella
distribuzione agroalimentare. Nel traffico di cuccioli, ad esempio - conclude
Troiano - è noto l'interesse di alcuni esponenti della camorra, mentre nella
gestione dei canili basta ricordare le vicende di 'mafia capitale', che hanno
evidenziato il tentativo di accaparramento degli appalti comunali".
Detenzione di armi clandestine, furto di energia elettrica, ricettazione, possesso di droga: sono alcuni dei reati accertati nell’ambito dei combattimenti. Persone denunciate, combattimenti fermati, ritrovamenti di cani con ferite da morsi, o di cani morti con cicatrici riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: questi i segnali che indicano una recrudescenza del fenomeno.
Per quanto riguarda il bracconaggio ogni anno perdono la vita
8 milioni di uccelli circa, alcuni di specie molto rare e particolarmente
protette, grazie al mercato che gira attorno alla voglia di possedere a tutti i
costi un animale selvatico, condannandolo ad una prigionia a vita senza aver
commesso nessun reato.
Rapporto zoomafia 2016 :http://www.dirittoambiente.net/file/news_3464.pdf