di Stefano Bovone
Nel 2016 possiamo definitivamente
affermare che l’abbattimento di selezione dei cinghiali e degli ungulati sia un
completo fallimento.
Non siamo noi animalisti a
dirlo ma dati alla mano è quello che scaturisce se si analizzano i risultati
ottenuti in questi anni con questo tipo di misure risolutive.
Le politiche seguite dalle
associazioni venatorie sono risultate del tutto fallimentari aumentando e non
diminuendo il numero di esemplari presenti sul territorio e tutti i tentativi
posti in essere per ridurre l'impatto di questo ungulato sulle attività
agricole attraverso l'attività venatoria (L.R.9/2000, squadre di
selecontrollori, aumento del carniere giornaliero e stagionale...) hanno fallito.
Le immissioni di animali importati e
d'allevamento continuate legalmente fino alla metà degli anni '80, e continuate
illegalmente dopo, hanno contribuito alla massiccia diffusione della specie.
La caccia disgrega i gruppi
consolidati e contribuisce ad aumentarne la fertilità venendo meno il fenomeno
della simultaneità dell'estro delle femmine e l'aumento degli incidenti stradali
causati dalla fauna selvatica coincide, secondo uno studio prodotto dalla
Provincia di Cuneo, con la stagione venatoria.
In particolare sono i cani che causano
lo spostamento degli animali che possono attraversare strade o invadere aree
urbane.
La pericolosità della specie è stata negata dal mondo scientifico e i rari casi
di aggressione sono riconducibili a comportamenti scorretti o imprudenti dell’uomo,
inoltre risulta essere decisamente molto più pericolosa l’attività venatoria
per via dell’utilizzo delle armi.
I costi del risarcimento dei danni
sono a carico quasi esclusivo del cittadino e non del cacciatore che ne è una
concausa, per giunta se è vero che gli ungulati provocano danni ai terreni
coltivati è anche verissimo che l’attività venatoria, oltre ad essere
pericolosa per gli avventori delle campagne, crea ingentissimi danni ai
contadini soprattutto nel settore agrituristico.
La difesa delle colture attraverso
recinzioni elettrificate ha dato risultati positivi in oltre il 90% dei casi dove è stata
applicata correttamente, per giunta diminuendo l’accesso al cibo tramite metodi
preventivi si contribuisce automaticamente alla riduzione numerica dei capi
presenti nell’ areale.
Risulta quindi evidente come la
strada migliore per la risoluzione del “problema” sia la prevenzione (divieto
di allevamento, trasporto, detenzione, immissione), foraggiamento dissuasivo, difese opportune delle coltivazioni
e rilocazione, in aree lontano dalle zone boschive, delle colture principalmente
appetite.
Risultato sicuramente diametralmente
opposto da quello ottenuto dall’ attività venatoria che favorisce dispersione
delle popolazioni, aumento della fertilità , aumento dei danni e del rischio di
incidenti stradali e di invasione delle aree urbane.