di Stefano Bovone
213
miliardi di dollari è il businness che gira attorno ai reati di bracconaggio,
rappresentando il quarto settore criminale del pianeta in base ai dati forniti
dal rapporto annuale “World Wildlife Crime Report” dell’Ufficio Drugs and
Crime delle Nazioni Unite (Unodc) dove sono illustrati analisi e dati relativi
ai "Crimini di Natura" che insanguinano e condannano all’estinzione specie di
animali.
L'emergenza
ha raggiunto livelli tali da essere inserito nell'agenda del 2030 con gli
obiettivi sostenibili approvati dell'Assemblea delle Nazioni Unite, ammesso che
ci saremo ancora nel 2030, forse anticiparlo un pochino sarebbe stato meglio.
Ogni
anno in Africa vengono uccisi più di 30.000 elefanti e paesi come la Tanzania e il Mozambico
hanno perso in soli 5 anni tra il 50 e il 60% della loro popolazione di
pachidermi oltre all'uccisione del 10% dei gorilla di pianura.
Stessa
sorte spetta a molte specie di squali che stanno diminuendo in maniera
catastrofica; si sfiora la soglia del 98% in pochi anni per alcune specie.
Secondo
le Nazioni Unite il bracconaggio e il commercio illegale di natura non si ferma
alle specie carismatiche: l’indagine dell’Unodc analizzando 164.000 sequestri
in 164 paesi diversi ha riscontrato la presenza di ben 7000 specie oggetto
di crimini.
Purtroppo
l'Italia non è da meno e ogni anno nel nostro paese vengono catturati o uccisi
illegalmente un numero sempre più alto di volatili protetti.
Milioni
di uccelli muoiono per colpa di doppiette o di trappole e reti e le campagne
anti bracconaggio svolte dalle associazioni protezioniste portano l'amaro
bottino di migliaia di trappole annualmente disinnescate e confiscate.
Il
ministero dell’Ambiente ha appena avviato un processo di consultazione per la
redazione di un piano, su sollecitazione dell’Unione Europea, per la difesa
degli uccelli, ma si chiede che si adotti un piano anche per tutte le specie vittime di lacci, trappole, veleno e armi da fuoco, tra questi anche
centinaia di lupi e un maggiore coordinamento tra le forze dell'ordine per
rafforzare l’efficacia della sorveglianza, accurate indagini, condanna dei
responsabili e un inasprimento delle sanzioni e delle pene per i reati contro
la fauna selvatica.
Alla
fine della fiera rimane solo una costante cioè che non è vero che tutti i
cacciatori sono bracconieri ma è sicuramente vero che quasi tutti i bracconieri
sono cacciatori, ma loro continuano a definirsi brava gente, partiamo da questo
dato e inziamo a ritirare le licenze per l'attività venatoria in modo che, il
bracconiere se preso, abbia anche l'aggravante di possesso abusivo dell'arma,
reato punito in maniera sicuramente più rigida rispetto ai normali reati sulla
fauna selvatica.