di Stefano Bovone
In questo
periodo sempre più spesso sentiamo giocare sul termine immigrazione e
clandestinità,per cercare, sia da una parte che dall’ altra di recuperare quella
parte di elettorato che si sente confusa, facendo leva su una delle tante forme d'odio che gli umani hanno partorito.
Non bisogna essere dei geni per capire che la popolazione è spaccata sul tema dell’ integrazione e in un periodo di crisi come questo, la tematica diventa sempre più calda e pericolosa e giocare sull'ignoranza porta voti e popolarità ma non affronta i problemi o li affronta nel modo sbagliato.
Non bisogna essere dei geni per capire che la popolazione è spaccata sul tema dell’ integrazione e in un periodo di crisi come questo, la tematica diventa sempre più calda e pericolosa e giocare sull'ignoranza porta voti e popolarità ma non affronta i problemi o li affronta nel modo sbagliato.
Non voglio
entrare nel merito della discussione, ma voglio portare l’attenzione a
come tematiche come queste generino, innegabilmente, una serie di divisioni
che influenzano in modo negativo la vita su questo pianeta.
Vi voglio parlare di quello che è, a mio avviso, il centro da dove partono tutte le varie discriminazioni, lo specismo, quella forma di prevaricazione della specie umana nei confronti di tutte le altre specie esistenti, accettata praticamente da tutti e talmente radicata da passare inosservata.
Lo specismo è la prima forma di odio che ci viene insegnata fin da quando siamo piccoli.
Pensiamo soltanto alla suddivisione degli animali in gruppi di serie a e di serie b, il cane e il gatto vanno bene per giocarci, il vitello,il maiale e altri per essere mangiati.
Pensiamo soltanto alla suddivisione degli animali in gruppi di serie a e di serie b, il cane e il gatto vanno bene per giocarci, il vitello,il maiale e altri per essere mangiati.
Andando ad
aprire wikipedia al termine specismo troviamo
come spiegazione:” è
l'attribuzione di un diverso valore e status morale agli individui a seconda
della loro specie di
appartenenza.
Il termine fu coniato nel 1970 dallo psicologo britannico Richard Ryder, per calco da razzismo e sessismo, con l'intento di descrivere in particolare gli atteggiamenti umani che coinvolgono una discriminazione degli individui animali non umani, inclusa la concezione degli animali come oggetti o proprietà.”
Il termine fu coniato nel 1970 dallo psicologo britannico Richard Ryder, per calco da razzismo e sessismo, con l'intento di descrivere in particolare gli atteggiamenti umani che coinvolgono una discriminazione degli individui animali non umani, inclusa la concezione degli animali come oggetti o proprietà.”
Il filosofo Peter Singer definisce lo specismo nel seguente modo:“Un pregiudizio o attitudine di una specie che parteggia per gli interessi dei propri membri, a discapito di quelli che appartengono ad altre specie.”
Per millenni le varie
religioni antropocentriche hanno plasmato la mente dell’uomo facendogli credere
di essere la creatura più importante dell’universo, la riproduzione fedele di
quella che possiamo immaginare possa essere l’immagine di un ipotetico dio.
Nella realtà dei fatti,invece,
la specie umana non conta veramente nulla per garantire l’equilibrio naturale, la
nostra scomparsa non comporterebbe nessun cambiamento negativo alle sorti del
pianeta e alla vita delle altre specie, anzi porterebbe solo effetti positivi.
Pensiamo soltanto che un
piccolo insetto come l’ape, se scomparisse, altererebbe in modo definitivo e
irreparabile la vita su questo pianeta come la conosciamo oggi(leggi qui) e
comporterebbe la morte di quasi tutte le specie viventi;differentemente la
scomparsa dell’uomo non altererebbe nulla, anzi aiuterebbe la ripresa degli
equilibri naturali alterati.
Non siamo quindi noi la
specie più importate,differentemente da quello insegnatoci, il
nostro approccio verso le altre creature viventi dovrebbe essere
rispettoso, quasi reverenziale,visto che dipendiamo da moltissime di esse e non
parlo per via del fatto che molti di noi si alimentano con le loro carni, anzi quell'abitudine contribuirà a far ammalare la specie umana e a decimarla e solo un futuro vegano potrà garantire cibo abbondante per tutti.
Se venisse
insegnato alle nuove generazioni che la differenza di specie non costituisce
una diversità di diritti alla vita o ad una capacità differente di soffrire, non
esisterebbero nemmeno tutte le altre discriminazioni perché sarebbero
sicuramente più facili da superare visto che si tratta di individui
appartenenti alla stessa specie.
Non importa di che colore, sesso, religione, orientamento sessuale o specie appartieni, conta solo la capacità di tutti gli esseri viventi di provare dolore e di aver diritto a vivere.
La sofferenza
degli animali deve essere considerata tanto dolorosa quanto quella degli esseri
umani.
Essere uccisi capita raramente in modo indolore, perciò non dovremmo mettere fine ad una vita felice, sia essa consapevole o no.
Tenendo conto che molto raramente ci potremo trovare in situazioni a dover essere chiamati a decidere tra la vita di un animale e quella di un essere umano, sarebbe meglio, di regola non uccidere mai, indipendentemente dalla capacità intellettuale dell’individuo in questione.
Tanto l’uomo quanto l’animale non esistono per essere utilizzati.
Gli animali del mondo esistono per essi stessi.
Essere uccisi capita raramente in modo indolore, perciò non dovremmo mettere fine ad una vita felice, sia essa consapevole o no.
Tenendo conto che molto raramente ci potremo trovare in situazioni a dover essere chiamati a decidere tra la vita di un animale e quella di un essere umano, sarebbe meglio, di regola non uccidere mai, indipendentemente dalla capacità intellettuale dell’individuo in questione.
Tanto l’uomo quanto l’animale non esistono per essere utilizzati.
Gli animali del mondo esistono per essi stessi.