di Stefano Bovone
Penso che in uno Stato normale l’ingresso alla proprietà
privata debba essere concesso solo qual'ora il conduttore sia d'accordo a far transitare una
persona nei propri terreni e in qualsiasi momento dovrebbe potersi avvalere del diritto d’
opposizione. In Italia questa regola vale per tutti tranne per i cacciatori che durante l’esercizio dell’attività
venatoria possono entrare,a loro piacere,nelle proprietà private.
In un momento particolare come questo, dove gli
incidenti di caccia sono in aumento,le misure preventive per evitarli dovrebbero essere inasprite(leggi qui),tra queste dovrebbe esserci il diritto del proprietario o conduttore
di un fondo di decidere se far entrare o meno un pericoloso individuo armato di
fucile nei propri terreni.
I cacciatori sono gli unici,infatti,a poter entrare nelle proprietà private senza chiedere il permesso e non ci si può opporre a questa invasione a
causa di un articolo del codice civile,per l’esattezza l’articolo
842,che recita:“Il
proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l'esercizio della
caccia,a meno che il fondo sia chiuso ecc. ecc.”
Forse non molti
sanno che questo articolo nel codice civile fu inserito nel 1942 quando per
l’Italia esisteva un reale pericolo di invasione da parte di eserciti stranieri.
Dando la possibilità di cacciare,sui terreni privati,si permetteva di imparare a destreggiare l’uso delle armi,che sarebbe tornato utile in caso di emergenza.
Al giorno d’oggi,capiamo tutti perfettamente,che la probabilità di essere invasi da un esercito nemico è bassissima,se non quasi inesistente e anche se ciò avvenisse non sarebbe sicuramente una guerra combattuta con fucili da caccia.
Dando la possibilità di cacciare,sui terreni privati,si permetteva di imparare a destreggiare l’uso delle armi,che sarebbe tornato utile in caso di emergenza.
Al giorno d’oggi,capiamo tutti perfettamente,che la probabilità di essere invasi da un esercito nemico è bassissima,se non quasi inesistente e anche se ciò avvenisse non sarebbe sicuramente una guerra combattuta con fucili da caccia.
Quindi perché non abrogare
questa assurdità?
Semplicemente perché l’attività venatoria,sul suolo italiano,avviene su terreni privati per un 80% e se succedesse come nella maggior parte degli stati europei ,dove è il proprietario a decidere se mettere o meno a disposizione il terreno per la caccia,qui opterebbero tutti per il no.
Semplicemente perché l’attività venatoria,sul suolo italiano,avviene su terreni privati per un 80% e se succedesse come nella maggior parte degli stati europei ,dove è il proprietario a decidere se mettere o meno a disposizione il terreno per la caccia,qui opterebbero tutti per il no.
E’ previsto,però,un rimborso annuale per i contadini che si vedono inquinati i campi dal piombo
e danneggiati dal passaggio dei cacciatori,ma essendo noi il paese delle meraviglie,come
dice un noto comico genovese,i contadini questo rimborso non lo hanno mai ricevuto e le regioni sono debitrici di decine di miliardi di euro.Soldi che non devono pagare
i cittadini bensì i cacciatori e questo lo dice l’art. 15 della legge nazionale
n.157 del 1992 sulla disciplina della caccia“è dovuto ai
proprietari o conduttori un contributo da determinarsi a cura dell' amministrazione
regionale in relazione alla estensione, alle condizioni agronomiche,alle
misure dirette alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente” .
La caccia oltre a danneggiare l’ecosistema,portando squilibri marcatissimi nel rapporto preda/predatore si avvale ancora di leggi e permessi obsoleti,non in linea con le nuove richieste dei cittadini e se venisse applicata in maniera corretta la legge che i cacciatori stessi hanno tanto voluto e promosso,la licenza costerebbe,giustamente,una cifra che pochissimi italiani potrebbero permettersi e il problema sarebbe risolto definitivamente.