di Stefano Bovone
Il 24 marzo alla Camera,presso il Palazzo dei Gruppi, Sala
Tatarella,in via degli Uffici del Vicario 21 si è svolto il convegno promosso
dal M5s con il titolo “Alimentazione,salute e ambiente: scegliere per un futuro
equo e sostenibile".
Sono ormai anni che come associazioni ambientaliste e animaliste denunciamo
che un regime alimentare come quello attuale non può perdurare ancora per molto
tempo;con l’aumento della popolazione stimato nel 2050 all’arrivo a 9 miliardi
di persone,una politica alimentare come quella attuale non sarà più sostenibile,oltre al fatto che il consumo di proteine animali influisce notevolmente alla
produzione di CO2.Purtroppo la scarsità di informazione e la pubblicità spinta
e massiva fanno si che la popolazione abbia scarsa consapevolezza del problema
come anche evidenziato dallo studio “Livestock – Climate Change’s Forgotten Sector Global Public
Opinion on Meat and Dairy Consumption”.
Fra i risultati di questa ricerca,spicca forse quello per cui a
livello globale l’83% degli intervistati ritiene che le attività umane contribuiscano ai cambiamenti climatici.Ma il dato più
importante evidenziato è un altro: la riduzione del consumo di proteine animali
non segna solo un percorso etico,ma anche e soprattutto ambientale.Secondo
gli studiosi,infatti,il passaggio ad una dieta povera di prodotti animali potrebbe
garantire la riduzione di ben due gradi delle
temperature medie globali.
Secondo la ricerca,i cambiamenti individuali e sociali sono
cruciali,ma possono avvenire solo con un’informazione mirata e specifica che dovrebbe essere a
carico non solo delle associazioni e dei movimenti,ma anche delle politiche dei governi,inserendola in un piano
strategico internazionale orientato alla prevenzione di ulteriori danni causati
dai cambiamenti climatici.
Il problema,secondo
questo studio è invece la tendenza diametralmente opposta.Nel
mondo, infatti, la domanda di prodotti di origine animale è in rapida crescita:entro
il 2050,il consumo di carne e latticini aumenterà rispettivamente del 76% e 65%,rispetto
ai consumi degli anni 2005-07.
Ma quale è il collegamento tra le abitudini alimentari e l’emergenza
climatica a cui andremo inesorabilmente in contro?L’allevamento del bestiame è
il più grande produttore mondiale di gas metano e ossido di azoto e se il
consumo di carne non dovesse diminuire,entro il 2055,le emissioni di gas metano
e N2 saranno più del doppio rispetto al 1995.
Il clima non è
ovviamente l’unico a risentire della nostra dieta.L’acqua impiegata
nella produzione di foraggi, di farine e per abbeverare gli animali da
allevamento,ad esempio,rappresenta addirittura l’87% del consumo mondiale.
Come risultato di tutto questo se non verranno riconsiderate le
abitudini alimentari,entro il 2050 il mondo andrà incontro a catastrofiche
crisi alimentari.
Il cambiamento della dieta da carnivora a vegetariana
consentirebbe,inoltre,una più equa distribuzione delle risorse alimentari scongiurando
il pericolo di denutrizione di intere popolazioni,secondo i dati della Fao,infatti,
il 73% del mais e addirittura il 95% delle farine di semi sono usati come
farine per alimentazione animale.Con la stessa produzione,se venisse utilizzata
completamente per l’alimentazione umana,si eliminerebbe la fame dal mondo.
Per un mondo più equo e rispettoso,che possa garantire un futuro
ai nostri figli,vanno obbligatoriamente riconsiderati i consumi,partendo
proprio dalla tavola,unica soluzione concreta e reale,vera rivoluzione del
terzo millennio auspicabile.
Purtroppo molta strada deve ancora essere percorsa,complice la
scarsa informazione ed educazione, consapevolezza e responsabilità.
Speriamo non sia già troppo tardi per un cambiamento,io personalmente
nutro fortissimi dubbi.
Qui sotto l'intervento di Luca Mercalli al convegno
Qui sotto l'intervento di Luca Mercalli al convegno