Dai quattro cacciatori sorpresi dalla Polizia Provinciale di Roma all’interno del Parco del Treja, al lupo del Parco Nazionale della Majella rinvenuto ancora vivo nel laccio del bracconiere. Lui, per fortuna, è stato liberato. Poi l’intervento nel salernitano della Guardie volontarie del WWF ed il cacciatore trovato a fare il bracconiere usando mezzi di caccia non consentiti. Richiami elettromagnetici per la caccia da un capanno (non regolare) sul fiume Sele. In un altro capanno le stesse Guardie rinvenivano richiami elettromagnetici ed uccelli vivi ad uso di zimbello per attirare l’avifauna selvatica. Questo in un invaso artificiale a Pontecagnano (SA). Ancora un altro cacciatore sorpreso anch’esso a fare il bracconiere sulle sponde del fiume Sarno nel Comune di San Marzano. Sparava in area protetta. Ed infine, Guardie WWF Salerno e Polizia Provinciale, hanno sequestrato fringuelli, storni, pettirossi, quaglie e molti appartenenti a più specie di fringillidi tutti detenuti con contorno di gabbie trappola e richiami elettromagnetici. Denunciato un uomo di San Pietro di Scafati (SA), mentre tutti gli uccelli sono stati liberati.
Altri richiami elettronici sono stati altresì sequestrati dalla Polizia Provinciale di Savona. Ultimo episodio di altri recentemente occorsi e che hanno comportato, sempre nel savonese, la denuncia ad un uomo sorpreso a sparare a specie protette.
L’episodio, però, più agghiacciante è stato scoperto dal Corpo Forestale dello Stato di Cuneo lungo la strada statale che collega Ceva ad Imperia. Da quelle parti la caccia al capriolo, suddivisa in diverse aree, si era conclusa mercoledì. Ieri il ritrovamento. Probabilmente la discarica del mattatoio di qualche sparacchiatore-macellaio. In due diverse azioni erano stati gettati i resti della macellazione abusiva. I poveri resti erano talmente malridotti che all’inizio si è avuta qualche difficoltà nel contarli esattamente. In tutto ben sette caprioli, sicuramente abbattuti illegalmente ed altrettanto illegalmente macellati. Considerato l’elevato numero è probabile che trattasi di qualche commissione pervenuta da ristoratori. Pelli, resti di zampe, teste, interiora, il tutto sotto un muro di contenimento della strada. I resti sono stati poi prelevati da una ditta specializzata per lo smaltimento. Il Corpo Forestale dello Stato assicura che nei prossimi giorni saranno programmati controlli, anche notturni, anti bracconaggio.
Ma le incredibili scoperte nel mondo del bracconaggio non finiscono qui. Sempre ieri, il Corpo Forestale ha rinvenuto nel Comune di Mendola, nella provincia di Forlì-Cesena, un vero e proprio arsenale appartenente ad un operaio di un allevamento. Un moschetto, un fucile semiautomatico calibro 12, una rivoltella calibro 22, una rivoltella 357 magnum, una carabina calibro 22, una pistola calibro 21, numerose cartucce a pallini e a palla. Questo per quanto riguarda le arme e le munizioni regolarmente denunciate. Venivano, infatti, rinvenute anche altre armi. In particolare, una pistola calibro 22 con silenziatore, una baionetta per moschetto, numerose cartucce per pistole, cartucce per moschetto e altre cartucce da caccia. Silenziatore e baionetta non erano denunciate, così come la pistola era stata artigianalmente modificata per l’inserimento del silenziatore. Il Corpo Forestale dello Stato ha rinvenuto tutto ciò nell’ambito di un’ampia attività di controllo antibracconaggio, portata avanti in tutta la provincia. Già nei giorni scorsi i Forestali di Forlì – Cesena avevano rinvenuto specie rare e protette utilizzate come richiami vivi per i cacciatori. (GEAPRESS)