29 dicembre 2010

In Cina gli zoo chiudono. In Italia, per sfuggire ai controlli, c’è una legge che non li considera tali


Oltre il 10% dei circa 500 zoo cinesi sono stati trovati irrispettosi delle condizioni di benessere degli animali e sette di loro hanno avuta ritirata la licenza. Lo rivela il quotidiano China Daily. Non si tratta di una denuncia internazionale contro la “solita” Cina, ma di una ispezione voluta dalle stesse autorità cinesi. Addirittura si sono rilevati profitti insufficienti che avrebbero messo in atto processi di malessere nei confronti degli animali. In Italia, invece, se uno zoo fa bancarotta non si chiude ma si rimette in vita con contributi pubblici a perdere, come lo zoo di Napoli.
Bravi cinesi. Molto meglio degli italiani il cui Ministero dell’Ambiente recepì anni addietro la direttiva europea sugli zoo rischiando pure una procedura di infrazione da parte dell’Europa. In pratica per la legge italiana le strutture che non rispettano i requisiti stabiliti per il benessere degli animali negli zoo, non avrebbero dovuto essere considerati tali e pertanto esulano finanche dai controlli per il rilascio della licenza (tanto, non essendo zoo, non devono chiederla e fanno quello che vogliono).
E’ il caso ad esempio dello zoo di Terrasini, in provincia di Palermo. Di fatto è ormai chiuso, ma non dopo l’ispezione di una Autorità preposta, ma bensì dopo la visita di Striscia la Notizia, la quale documentò le orrende condizioni di alcuni animali, ed in modo particolare di un povero orso (vedi articolo GeaPress). Nel Lazio, poi, vi è uno zoo stabile intestato ad un circo itinerante. Quest’ultimo può esistere grazie ad una blanda licenza rilasciata dal Ministero per i Beni Culturali, valida, però, come attrazione spettacolare. Di fatto non formalmente zoo ma neanche circo. E’ un …. nulla, che sta lì con un rarissimo scimpanzé ad attendere l’incasso del botteghino.
Per non parlare degli zoo dei circhi. Formalmente sono cose diverse dal circo stesso, ma in sede di recepimento della direttiva zoo si pensò bene di assimilarli alla parte spettacolare e, come tale, da escludere dal campo di applicazione della legge italiana sui giardini zoologici. Il Ministero dell’Ambiente, del resto, era talmente bene informato sugli zoo italiani appena (da lui) disciplinati, che nel comunicato di presentazione di un improbabile censimento avvenuto nel 2005, citò numeri e tipologie di zoo che non corrispondevano affatto a quelli italiani. Forse a quelli cinesi, ma lì le autorità controllano. (GEAPRESS)