Nell'imminenza
dell'apertura generale della stagione venatoria, fissata per un'ora prima
dell'alba di domenica 15 settembre, fervono gli ultimi preparativi per la
manifestazione in difesa della fauna selvatica, prevista per il giorno
precedente (14 settembre p.v., ore 15.00), con ritrovo in Piazza Indipendenza,
a Firenze.
I ricorsi contro
i calendari venatori regionali (le regole puntuali per cacciare in ogni territorio) presentati
nel corso del 2012 dalla LAC e da altre associazioni ambientaliste si sono
tradotti in un 80% di pronunciamenti della magistratura amministrativa (T.A.R.,
Consiglio di Stato) che, attraverso decreti cautelari, ordinanze di sospensiva
o sentenze di merito, hanno generalmente rilevato e censurato vizi di forma ed
abusi da parte delle amministrazioni regionali, che spesso hanno
immotivatamente eluso il parere obbligatorio dell'Istituto Superiore per la
Ricerca Ambientale (ISPRA), riguardo ai limiti per gli abbattimenti, ai periodi
di caccia per specie in declino, all'uso di munizionamento per la caccia agli
ungulati che - con la cottura di residui di piombo- aumenterebbe la tossicità
della selvaggina destinata al consumo.
La Lega per
l'Abolizione Caccia cerca di tutelare anche i proprietari e dei
conduttori dei fondi (compresi nell'80% del territorio
agro-silvo-pastorale ove si svolge la caccia), per azioni risarcitorie
nei confronti delle giunte regionali che da oltre 20 anni ignorano una
norma statale sulla corresponsione del c.d. "canone venatorio".
Nessuna Regione, infatti, ha mai dato effettiva attuazione all'art. 15 della
legge nazionale n.157 del 1992 sulla disciplina della caccia.
La disposizione, ai
fini della gestione programmata della caccia, impone che sia "dovuto ai
proprietari o conduttori un contributo da determinarsi a cura della
amministrazione regionale in relazione alla estensioni, alle condizioni
agronomiche, alle misure dirette alla tutela e alla valorizzazione
dell'ambiente"; una spesa a cui si dovrebbe far fronte con gli importi
delle tasse di concessione venatoria regionali, ma a cui le Regioni stesse non
hanno mai adempiuto.
In sostanza i
cacciatori, dal 1992, vanno a caccia gratis su 18 milioni di ettari di terreni
rurali altrui, mentre attraverso le Regioni e le tasse di concessione venatoria
regionali avrebbero dovuto pagare per fruire della sosta e del transito armato
nei terreni privati per abbattere gli animali selvatici cacciabili (che mentre
sono in libertà sono di proprietà dello Stato).
La LAC contesta anche le statistiche (basate su un numero ridottissimo di telefonate campione) sul gradimento dell'attività venatoria da parte degli Italiani, che stamane vengono presentate nella sala stampa della Camera dei Deputati; si tratta del consueto circo mediatico organizzato alla vigilia dell'inizio della stagione di caccia dal CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura), fuorviante sigla di comodo che raggruppa - di fatto - le principali industrie italiane produttrici di cartucce e fucili da caccia (http://www.cncn.it/aderenti.htm, che generalmente tende a gonfiare il numero effettivo degli appassionati del settore, quando un conteggio dei tesserini venatori rilasciati dalle regioni nel 2012 dimostra invece che il totale dei cacciatori italiani è ormai abbondantemente sceso al di sotto della soglia dei 700.000 effettivi (probabilmente attorno ai 650.000), rispetto ai due milioni dei primi anni '70.
Un sondaggio IPSOS del febbraio 2010 in 13 regioni alla vigilia del voto amministrativo aveva fornito l'esito di un 70% di intervistati "Fortemente contrario alla caccia") in particolare tra donne, laureati, impiegati, casalinghe, giovani tra i 18 e i 24 anni).
Ufficio stampa Lega Abolizione Caccia
La LAC contesta anche le statistiche (basate su un numero ridottissimo di telefonate campione) sul gradimento dell'attività venatoria da parte degli Italiani, che stamane vengono presentate nella sala stampa della Camera dei Deputati; si tratta del consueto circo mediatico organizzato alla vigilia dell'inizio della stagione di caccia dal CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura), fuorviante sigla di comodo che raggruppa - di fatto - le principali industrie italiane produttrici di cartucce e fucili da caccia (http://www.cncn.it/aderenti.htm, che generalmente tende a gonfiare il numero effettivo degli appassionati del settore, quando un conteggio dei tesserini venatori rilasciati dalle regioni nel 2012 dimostra invece che il totale dei cacciatori italiani è ormai abbondantemente sceso al di sotto della soglia dei 700.000 effettivi (probabilmente attorno ai 650.000), rispetto ai due milioni dei primi anni '70.
Un sondaggio IPSOS del febbraio 2010 in 13 regioni alla vigilia del voto amministrativo aveva fornito l'esito di un 70% di intervistati "Fortemente contrario alla caccia") in particolare tra donne, laureati, impiegati, casalinghe, giovani tra i 18 e i 24 anni).
Ufficio stampa Lega Abolizione Caccia