La LAC, Lega per l’Abolizione della Caccia, si e’ rivolta alla magistratura con un esposto in cui ipotizza il reato di maltrattamento di animali a carico dei responsabili della gestione del flusso delle acque della rete dei navigli milanesi
Questa gestione ha infatti suscitato gravi dubbi per il ricorso reiterato a secche totali che comportano sofferenza e morte di milioni di piccoli animali acquatici. Una pratica che rientra in pieno nel dettato della legge contro i maltrattamenti, che individua il reato nell’evitabilità della sorte riservata in questo caso ai pesci, e qui ci troviamo di fronte a una fine evitabile, perché per anni invece i lavori in alveo sono stati svolti lasciando i pochi decimetri di acqua flusso minimo vitale per la fauna ittica.
Un comportamento irresponsabile aggravato dal fatto che ogni anno gli enti in carica poi ripopolano i canali con il rilascio di migliaia di pesci, destinati alla stessa fine entro poche settimane.
Alcuni pesci morti raccolti nel naviglio
Lo spettacolo delle migliaia e migliaia di pesci agonizzanti nelle pozze sempre più piccole non e’ sfuggito a molti cittadini che si sono indignati e sono ricorsi spesso al pronto intervento fai da te calandosi nei navigli e versando acqua o spostando gli animali, che appartengono tra l’altro alla tipica ittiofauna padana, sempre piu’ minacciata, con specie di pregio quali persico, luccio, tinca.
Dichiara Graziella Zavalloni, responsabile LAC: “Nel 2010, l’anno della biodiversità, le autorità milanesi hanno perso un’altra occasione per dimostrarsi all’altezza della sensibilità ambientale che e’ ormai di gran parte della popolazione cittadina”.
Info: Lega Abolizione Caccia, Lombardia - lacmi@abolizionecaccia.it