Sicuramente nella gelida notte tra sabato e domenica contavano di farla franca. Ed invece sul loro percorso si sono ritrovati le pattuglie dei Comandi stazioni Forestale di Sassoferrato e Fabriano. Gli Agenti erano rimasti insospettiti dai movimenti di quel fuoristrada all’interno del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. Il grosso veicolo transitava nella strada comunale “Cerqueto – Serra San Quirico”, nel Comune di Genga (AN), e una volta notata la forestale che gli intimava di fermarsi, il conducente eseguiva una manovra che permetteva al passeggero di aprire lentamente il portello e depositare in terra un grosso oggetto. La cosa non sfuggiva però ai Forestali i quali, recuperato l’oggetto eseguivano la perquisizione del mezzo.
Veniva così recuperata una doppietta a cani esterni con le canne evidentemente accorciate fino a 45 cm (lupara). Non solo. L’arma risultava avere pure la matricola abrasa, reato, questo, che comporta l’arresto immediato. In tal senso disponeva, infatti, il Sostituto Procuratore della Repubblica di Ancona, Dr. Rosario Lioniello. Nel veicolo veniva inoltre rinvenuta una cartuccia a palla identica a quella contenuta nell’arma clandestina.
I due uomini, un ventinovenne ed un trentaquattrenne di Senigallia (AN), sono stati denunciati per l’alterazione di arma mediante accorciamento delle canne, il possesso della stessa mancante di numeri e sigle di riconoscimento, il porto abusivo di arma comune da sparo e la detenzione non denunciata all’Autorità di Pubblica Sicurezza. Denunciati inoltre per diversi reati contro la norme sulla caccia (caccia in periodo di divieto generale ed all’interno del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi) e quelle sulle aree protette (introduzione di arma nel parco senza autorizzazione).
“Probabilmente – ha dichiarato Giancarlo D’Amato, Comandante Provinciale di Ancona del Corpo Forestale dello Stato -“i due speravano che nella notte tra sabato e domenica non ci fosse sorveglianza sul territorio, mentre il bracconaggio sarebbe stato facilitato dalla copertura del manto nevoso, che avrebbe mostrato le orme degli animali anche con una semplice torcia elettrica”.
Ed invece, grazie alla Forestale, sono stati accompagnati al carcere di Montacuto a disposizione della magistratura dorica.
Purtroppo tutti i reati venatori italiani, sono di natura esclusivamente contravvenzionale. Nel caso dei bracconieri di Senigallia, l’arresto è scattato per la detenzione di un’arma clandestina. La legge sulla caccia, invece, permette finanche di uccidere una specie protetta senza che ciò comporti neanche la semplice sospensione della licenza. Affinché questo avvenga si deve reiterare lo stesso reato. (GEAPRESS)