La Romania, come si sa, è un paese povero. Per questo la sua fauna è in vendita. A meno di 1000 euro fino a cinque giorni di caccia, con previsioni di carniere eccezionali, fornitura di cani, capanni, civette vive come zimbelli. Tutto quanto il necessario per le esigenze dei cacciatori. Ampie aree di fatto nella disponibilità di aziende che lavorano con gli italiani, se non di proprietà di ditte italiane.
La Romania, pubblicizzano i cacciatori, è l’unico paese europeo che autorizza la caccia alle allodole (per questo, però, ci sarebbe anche l’Italia) e la loro esportazione. Eppure, nonostante tutto, gli italici amanti di Diana si sono fatti conoscere anche da quelle parti. Il cacciator bracconiere, protagonista di tante cronache (giornalistiche e di polizia).
Nove italiani fermati dalla polizia locale con quasi quattromila cartucce e 155 allodole stecchite. Il tutto in area di caccia ma con il piccolo particolare che la caccia alle allodole è ormai chiusa. Un viziaccio, questo di sparare alle specie protette, che non ci leviamo neanche all’estero. Anzi. I giornali romeni hanno gridato al “massacro” degli italiani, ed hanno pienamente ragione. Lo avrebbero ancor di più i politici romeni se (in periodi di espulsioni…) chiudessero le frontiere ai migranti della caccia. Recentemente altri cacciatori italiani erano stati fermati in Croazia . Provenivano dalla Bosnia Erzegovina ed avevano nascosto nella loro automobile oltre 600 uccellini morti. (GEAPRESS)